[...] «La regina era presente anche quest’oggi?»
«Caterina non si è presentata e dubito che la
rivedremo, non dopo l’udienza del 21 giugno» la sbirciò, probabilmente convinto
che i pettegolezzi avessero raggiunto anche le strade meno frequentate di
Londra. Lei non fiatò, ignara, e lui si spiegò. «Caterina si è inginocchiata
per ben due volte al cospetto del consorte, non avevo mai visto Enrico tanto a
disagio. Entrambe le volte, l’ha fatta rialzare ma, alla fine, è stato costretto
ad ascoltare la sua supplica. La voce della regina era così profonda,
nonostante la minuta costituzione e le sue parole così limpide, prive
d’incertezza. Ha osato sfidare l’ira de Re e, come tutti sappiamo, la rabbia di
Enrico spesso conduce a un’esecuzione.»
Jane deglutì, mentre lui continuava. «Ha
rinnovato la sua buona fede, la condotta esemplare come compagna ma, quando ha
chiamato Iddio a testimone della sua castità, tutta l’aula era come impietrita.
Lei, la credente, la pia cattolica. Quella non è stata una semplice supplica,
ma una confessione del più puro degli spiriti.»
La donna si mosse a disagio sul sedile, non
voleva ascoltare queste parole, non dal duca di Suffolk, non in un Paese
dilaniato da una questione tanto spinosa. Le parole di Brandon si schieravano palesemente
a favore della regina, se solo il re le avesse udite per quanto amico del duca... [...]
Il processo ai danni di Caterina d'Aragona, voluto da re Enrico VIII per ottenere il divorzio e poter sposare Anna Bolena, ebbe luogo a Blackfriars, dove iniziò ufficialmente il 31 maggio 1529
ed ebbe termine il 23 luglio dello stesso anno.
Caterina si mostrò per tutto il
tempo molto forte e combattiva, rifiutò diversi tentativi del cardinale
Wolsey (dietro suggerimento del re) di convincerla ad entrare in
convento (così da non intralciare più il sovrano nei suoi piani) e fu
sempre in grado di tenere testa ad Enrico, sicura com'era della propria
innocenza e della legittimità del proprio matrimonio. Regina straniera
in terra straniera, sapendo di non potersi fidare di nessuno – tanto
meno degli uomini del re – Caterina d'Aragona chiese più volte di
trasferire il processo a Roma, cosa che le fu concesso solo alla metà di
luglio.
Rifiutò più volte di partecipare alle convocazioni dopo essersi inginocchiata di fronte al re e aver dato prova della sua verità, lealtà, onestà e ragalità.
Il re dovette arrivare allo Scisma Anglicano e a eleggersi Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra per ottenre il tanto agognato divorzio, esiliare Caterina e sposare Anna Bolena.
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